Il povero non è solo chi non ha un tetto. Il clochard o il barbone, tanto per intenderci. La Basilicata ha un indice di povertà relativa (25,1 per cento) da far spavento, ma deve fare i conti anche con un numero sempre più crescente di famiglie che vivono in condizioni di deprivazione. A livello nazionale il territorio lucano è al quinto posto in Italia. La denuncia arriva dalle Acli di Potenza che tornano a sollecitare un maggiore impegno sul fronte della prevenzione e del contrasto del disagio sociale. Il 22,2 per cento delle famiglie lucane (circa 47mila in numero assoluto), infatti, registra almeno tre dei nove indicatori messi a punto dall'Istat per misurare il grado di disagio economico familiare: non riuscire a sostenere spese impreviste; avere arretrati nei pagamenti (mutuo, affitto, bollette); non potersi permettere una settimana di ferie, un pasto adeguato (proteico) almeno ogni due giorni, il riscaldamento adeguato dell’abitazione, l’acquisto di una lavatrice, di una televisione a colori, di un telefono o di un’automobile. Rispetto al consueto indice di povertà relativa, che si basa sul livello di spesa medio del nucleo familiare, l'indicatore di privazione fotografa la realtà quotidiana delle famiglie e delle loro difficoltà materiali. Nella classifica di coloro che sono più a rischio impoverimento ci sono in testa le famiglie composte da un solo anziano o da nuclei dove ne è presente almeno uno con più di 65 anni (insieme rappresentano il 49,6 per cento delle famiglie impoverite). Subito dopo si posizionano le coppie con 2 figli (15,6 per cento delle famiglie impoverite), seguite dalle coppie con un figlio (8,8 per cento) e da quelle con un solo genitore (7,4 per cento). Fra le spese che hanno gravato con maggiore forza sulle famiglie con figli ci sono le cure odontoiatriche, per gli anziani i costi per l’assistenza. «L'evidenza dei dati – commenta il presidente delle Acli di Potenza, Gennaro Napodano – conferma un quadro sociale che si fa giorno dopo giorno sempre più preoccupante e sul quale pesano la crisi occupazionale e la conseguente mancanza di reddito. Finora – osserva Napodano – abbiamo affrontato il tema della povertà in maniera astratta, ma la povertà è una realtà di privazioni quotidiane che ben 47 mila famiglie lucane sperimentano sulla propria pelle, una condizione che spesso rimane sotto traccia e che diventa quindi difficile da individuare». Da qui la necessità, sempre secondo il presidente delle Acli provinciali, di «mettere in piedi una rete di protezione sociale che oltre al sostegno economico assicuri un servizio di ascolto e monitoraggio del disagio sul territorio». Se il disagio sociale aumenta, complice la crisi economica, le politiche pubbliche arrancano, anche per effetto della stretta ai conti pubblici. In Basilicata, sempre secondo l'Istat, solo lo 0,30 per cento del prodotto interno lordo (dato riferito al 2008) viene destinato a interventi e servizi sociali da parte dei Comuni, una percentuale che classifica la Basilicata, a pari merito con la Campania, al quartultimo posto della graduatoria nazionale. «Per le politiche socio-assistenziali – spiega Napodano – si spende poco e si spende male e lo stesso programma di cittadinanza solidale messo in campo dalla Regione Basilicata sta tradendo le attese che pure aveva suscitato. C’è il rischio che il Copes diventi uno strumento per tenere le famiglie in uno stato di dipendenza sociale e di subordinazione politica».
(di Massimo Brancati- Gazzetta del Mezzogiorno)
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