VIGGIANO - L'utilizzo delle royalty concesse per l'estrazione del petrolio in Val D'Agri sono costantemente al centro del dibattito nella regione per l'appropriatezza del loro utilizzo. Dovrebbero essere destinate allo sviluppo economico-lavorativo e al controllo dell'ambiente principalmente della Val D'Agri, che dall'attività di estrazione petrolifera e della sua raffinazione ne subisce i danni diretti.
Ci sono stati studi che hanno fatto sapere che i ricoveri per malattie respiratorie dei residenti di quella valle sono anche doppi rispetto alle altre zone della regione.
Si sono avute notizie di espansione dell'attività di estrazione e del raddoppio del centro oli di Viggiano.
E la polemica cresce sempre più soprattutto sull'utilizzo dei fondi derivanti da quell'attività. In particolare i consiglieri regionali Idv (Italia dei Valori), provenienti dalla Val D'agri, Enrico Mazzeo e Antonio Autilio e il consigliere provinciale Vittorio Prinzi, stanno lamentando in più occasioni che quei soldi invece di essere destinati agli scopi per i quali sono stati richiesti e ottenuti, vanno ad appianare debiti e vengono utilizzati per la spesa corrente. La spesa corrente della Regione Basilicata è per la maggior parte rappresentata, il 93%, da quella sanitaria che è anche la spesa per abitante più alta d'Italia.
Sono sempre di più gli addetti ai lavori ma anche del mondo politico che parlano di sprechi eccessivi in questo settore e che per coprirli si utilizzano impropriamente le royalty del petrolio. Da qui, lo sostengono anche gli osservatori più attenti, la necessità di rivedere la spesa sanitaria e gli indirizzi della proposta del nuovo piano che si appresta a essere valutato dalla commissione sanità e poi da consiglio regionale.
Intanto c'è chi lamenta che si stiano preparando reparti doppione a poca distanza fra loro dei quali non ci sarebbe la necessità. Di una rete integrata regionale fra reparti che non decolla per resistenze e anche per gelosie, come spesso accade nel mondo della sanità. Poi c'è chi vede in atto il tentativo di ridimensionare le attività da una parte per ampliarle da altre.
È nota la «querelle» fra il Crob-Irccs di Rionero e l'Azienda ospedaliera regionale San Carlo di Potenza. Per esempio sono stati impiantati due reparti di ematologia pressocché identici al Crob e al San Carlo che effettuano le stesse cure e terapie. Un solo centro di quel genere è giustificato per un milione di abitanti. In Basilicata ce ne sono due per 600.000. Si sente parlare dell'istituzione di altri reparti già attivi al San Carlo identici anche al Crob, con la naturale conseguenza della crescita e la dispersione della spesa.
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