giovedì 13 gennaio 2011

Tangenti, a Policoro anche il sindaco tra i 13 ai domiciliari

POLICORO (MATERA) – Il sindaco di Policoro (Matera), Nicola Lopratriello, un assessore, due dirigenti comunali, imprenditori e professionisti – in totale 13 persone - sono stati posti agli arresti domiciliari stamani dalla Guardia di Finanza con l’accusa di concorso in corruzione aggravata nell’ambito di un’inchiesta della Procura della Repubblica di Matera sull'installazione di impianti di nuovo tipo della pubblica illuminazione.
L'inchiesta, coordinata dal pm, Valeria Farina Valaori (le ordinanze sono state emesse dal gip, Roberto Scillitani), ha riguardato due bandi, uno del valore di 20 mila euro, l’altro di 26 mila. Secondo l’accusa, però, l’assegnazione dei lavori a due imprese di Bari avrebbe preceduto l’attribuzione di un appalto ben più consistente, pari a circa quattro milioni di euro, sempre per impianti di illuminazione “a led’'.
Intanto, due “cordate” di imprenditori, attraverso l’intermediazione di professionisti, avrebbero versato tangenti per ottenere gli appalti e “prenotare” quello più grosso dal punto di vista economico. Oltre ad eseguire le ordinanze agli arresti domiciliari, i militari della Guardia di Finanza hanno fatto perquisizioni nelle abitazioni dei 13 indagati, nei loro uffici, nella sede del Comune di Policoro e nella sede di alcune società.
Oltre a Lopatriello, a capo di una lista civica, sono agli arresti domiciliari l'assessore comunale ai lavori pubblici, Cosimo Ierone, i dirigenti del Comune Felice Latronico e Felice Viceconte; gli avvocati Pier Maria Antonio Lista, Luigi Rotunno, di Noci (Bari), e Giuseppe Leo, di Bari; l’ingegner Giovanni Francesco Lista; gli imprenditori Giovanni Colamarino, di Noci, e Livio Gennaro, di Bari; il presidente della cooperativa agricola Campoverde di Policoro, Giuseppe Benedetto; e altri due imprenditori policoresi, Rocco La Rocca e Felice D’Amato.
Le tangenti sarebbero state pagate da imprenditori raggruppati in “due distinte cordate”, guidate una da Colarino, l’altra da Livio. Secondo quanto si è appreso, dopo aver installato i nuovi impianti “a led’' sulla base dei due appalti da 20 e 26 mila euro, le imprese avrebbero ottenuto una dichiarazione di “gradibilità” dall’amministrazione comunale. Un atto che attesta qualità tecnica e qualitativa dei prodotti installati e la convenienza dell’iniziativa: la “base” per assegnare poi – sempre secondo l’accusa – l'appalto successivo, da quattro milioni di euro.
Per nove indagati, avvocati, imprenditori e dirigenti, il gip ha deciso anche la misura interdittiva del divieto temporaneo dell’esercizio dell’attività professionale

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